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La tipologia costruttiva: massello vs composito;
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Le classi, come stabilite dalla normativa europea UNI EN 13489:2004;
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Le essenze;
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Finiture e sigillanti;
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Le lavorazioni;
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Le geometrie di posa;
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Le tipologie di posa.
MASSELLO VS COMPOSITO
- Legno massello:PRO: Ha una durata maggiore, poiché può essere rifinito più volte durante la sua vita utile.CONTRO: Risulta particolarmente sensibile alle variazioni di umidità. Dunque è più soggetto alla deformazione, con il rischio che si verifichino fenomeni di fessurazione e sollevamento. Il legno massiccio può reagire drasticamente alla temperatura e al contenuto di umidità nell’aria. Quando è umido, il legno massello si espande; quando è asciutto, il legno massiccio si contrae.
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Legno composito (multistrato):PRO: Presenta evidenti vantaggi per quanto riguarda la stabilità dimensionale e la resistenza alle variazioni di umidità, permette anche di avere liste di dimensioni maggiori, a parità di spessore. Può essere utilizzato sui pavimenti riscaldati.CONTRO: Essendo la superficie superiore del legno sottile, può essere rifinito solo una o due volte.Allo strato superiore, a vista, è affidata la resa estetica (e quindi la scelta dell’essenza voluta del parquet), allo strato di supporto è delegato invece il compito di assicurare stabilità ed equilibrio. I supporti possono essere in:
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Betulla – garantisce migliore stabilità al prodotto.
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Abete e Pioppo – garantiscono una buona stabilità e possono essere montati anche su riscaldamento a pavimento a temperatura controllata.
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Frassino e Pino – sono utilizzati sopratutto per parquet di tipo economico e hanno costi molto contenuti.
LE CLASSI
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Cerchio: Sono consentiti: nodi sani e aderenti di diametro inferiore o uguale a 2 mm, nodi marci di diametro inferiore o uguale a 1 mm, la deviazione della fibratura, le specchiature e leggere tracce di decolorazione naturale. Non è consentit: l’alburno, la setolatura e le inclusioni della corteccia.
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Triangolo: Sono consentiti: nodi sani e aderenti di diametro inferiore o uguale a 5 mm, nodi marci di diametro inferiore o uguale a 2 mm, l’alburno e il cuore fino al 50% della faccia anteriore, la setolatura se inferiore a 0,5 % della larghezza dell’elemento, la deviazione della fibratura, la variazione di colore e le specchiature. Non sono consentiti: le inclusioni di corteccia e le alterazioni biologiche.
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Quadrato: Sono consentiti: alburno e cuore (tracce leggere), nodi sani e marci, setolature, inclusioni di corteccia, deviazione della fibratura, variazione di colore, specchiature. Non è consentita: l’alterazione biologica ad eccezione della moschettatura.
LE ESSENZE
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grado di durezza;
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tono di colore soggetto a modifica;
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resistenza all’urto;
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ritiro;
- nervosità;
- resistenza all’attacco di parassiti, funghi e muffe.
Essenze brune
- Noce europeo: uno dei legnami più pregiati e di facile lavorazione, presenta variegate sfumature brune tendenti al grigio, con suggestive venature che arrivano anche al nero e gli conferiscono un aspetto estetico estremamente gradevole. La fibra è dritta, talvolta ondulata. Con l’ossidazione, il colore del legno acquisisce una splendida lucentezza.
- Quercia: legno robusto, di colore bruno-ambrato e con trama venata, la quercia è elastica e resistente agli urti. Garantisce un’ottima resistenza alle sollecitazioni, alla flessione ed alla compressione.
- Teak: legno esotico, originario del sud-est asiatico, è tra le essenze più apprezzate per la realizzazione di pavimenti in legno, grazie alla sua straordinaria resistenza. Si tratta di un legno pregiato, caratterizzato dal colore dal castano al bruno cioccolato, tessitura fine, fibratura dritta, venature marcate ed evidenti. Con l’esposizione prolungata alla luce solare tende ad assumere una tonalità dorata.
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Doussiè: legno duro e molto resistente proveniente dalle foreste dell’Africa Centrale e Occidentale. Ha una venatura tortuosa e una tessitura da media a grossolana, con tonalità di colore che vanno dal bruno al rossastro al giallo chiaro.
- Iroko: il suo colore medio/scuro e mediamente resistente contraddistinguono questo legno africano. Proveniente dalle foreste dell’Africa equatoriale, è un legno adatto anche a contatto con l’acqua. Per lo più assume toni brunodorati, che negli esemplari stagionati, virano verso un più evidente e spiccato scurimento a causa della naturale ossidazione.
Afrormosia: di origine africana,presenta durame bruno-dorato, con affascinanti sfumature verdastre e fibratura dritta. Con l’esposizione prolungata alla luce solare, il legno tende a scurire.
Essenze chiare
- Rovere: dalla colorazione abbastanza omogenea, che varia dal biondo dorato al castano, presenta una fibra dritta ma irregolare. Il livello di ossidazione è piuttosto alto e, nel corso degli anni, il legno tende ad assumere una colorazione tendente al giallo paglierino.
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Acero: proveniente dall’Europa centrale, l’acero è un legno lucente, dalla tonalità tra l’ambrato ed il biancastro, con venature attenuate e fibra con tessitura lineare ed uniforme. I livelli di ossidazione sono piuttosto bassi, mostra una buona resistenza alla flessione, ma è facile preda di funghi e tarli.
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Acero Canadese: legno pregiato e molto decorativo, è caratterizzato da venature evidenti con fibre compatte. L’Acero è un legno semiduro e poroso, di colore chiaro che spazia dal quasi bianco al marrone e rosato con striatura giallastre. È possibile la presenza di nodi.
- Frassino: ideale per gli interni in stile contemporaneo, il frassino è tra le essenze più chiare e si presta ad ogni tipo di utilizzo. Le sue tonalità spaziano dall’ocra al castano dorato. Dall’aspetto omogeneo, mostra una durezza medio-alta. Se ne sconsiglia l’impiego in presenza di sistema a pannelli radianti, per non rischiare che si dilati.
- Faggio: essenza squisitamente europea, tra le più resistenti a graffi ed urti, il faggio è un legno biondo caratterizzato da una durezza media ed una tessitura fine ed omogenea. Tollera bene il calpestio, ma in presenza di sistemi di riscaldamento a pavimento tende ad imbrunire ed è inadatto agli ambienti umidi.
- Castagno: il castagno è un legno biondo, caratterizzato dalla presenza di piccole nocche.
- Olmo: la morbida tonalità di colore ed il disegno della fibra moderatamente larga fanno di questo legno un’essenza da intenditori. La sua colorazione tipica è marrone chiaro, giallo, verde oliva, rossastra. La caratteristica più importante dell’Olmo è la sua vena fibrosa e concatenata. È possibile la presenza di nodi. Il legno di Olmo è molto decorativo e gode fama di essere uno dei migliori legni.
- Larice: dalla venatura marcata ed evidente e dal colore caldo che varia dal rossastro con venature scure per il larice Austria e colorazioni rosata, giallastra, brunastra per il larice Siberia. Venature varie, stonalizzazioni e nodi di varie dimensioni sono caratteristici della specie. Il legno è molto resinoso ed ha tessitura fine e fibratura dritta. Nella sua semplicità e nel suo rendersi disponibile ad interessanti finiture questo legno trova spazio negli ambienti più diversi.
Essenze scure
- Wengé: legno molto scuro originario dell’Africa, con intense venature che tendono al nero, mostra una struttura compatta e robusta ed un alto potere decorativo. Si tratta di un’essenza estremamente longeva e stabile. Per via della sua naturale colorazione scura, non si notano particolari effetti derivanti dall’esposizione prolungata alla luce solare. Benché sia facile preda di insetti e parassiti, in genere sopporta abbastanza bene l’umidità.
Essenze rosse
- Ciliegio: legno chiaro, color miele tendente all’arancio con calde venature rosse. Inadatto alla posa sopra i pannelli radianti, è un legno facile da lavorare, benché sia piuttosto pesante.
Per quanto riguarda le tendenze “stiamo assistendo a una discreta riduzione del desiderio di specie tropicali importate”, afferma Brett Miller. “Negli anni ’80 e ’90 c’è stata un’enorme spinta e le persone pagavano più soldi per la jatoba, ad esempio, perché era unica ed esotica. Oggi vediamo persone spendere di più per specie domestiche, in particolare quercia bianca e noce, dove la domanda è superiore alla quercia rossa o al ciliegi.
FINITURE E SIGILLANTI
La finitura è necessaria per proteggere l’usura del pavimento. Possiamo decidere, attraverso di essa, di esaltare i caratteri dell’essenza scelta o cambiarne in parte l’aspetto. La finitura può essere applicata in-situ o in fabbrica prima dell’installazione. I tipi di finitura possono essere:
- La finitura a vernice: rende il parquet impermeabile e molto resistente alle sollecitazioni esterne. A livello manutentivo, richiede unicamente di effettuare la normale pulizia. Esteticamente la superficie si presenta satinata e luminosa. Attraverso la verniciatura possiamo conferire particolari colorazioni alla superficie, renderle più opache e naturali oppure a maggiore lucentezza. Quando adottiamo questa scelta, dobbiamo porre attenzione a tre parametri: resistenza all’abrasione, elasticità della verniciatura, emissione di solventi nocivi per la salute.
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Il trattamento a olio: lascia il pavimento più naturale e materico al tatto, esaltando l’autenticità dell’essenza scelta. Questo trattamento inoltre è un vero toccasana, poiché penetra nel legno svolgendo una funzione protettiva direttamente dall’interno, garantendone contemporaneamente la normale traspirazione. Richiede maggiori accorgimenti in termini di manutenzione.
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Le finiture a cera d’api o simili sono ormai quasi obsolete. Si caratterizzano per una certa pastosità di superficie, anche gradevole al tatto, ma estremamente impegnativa in termini di manutenzione.
LE LAVORAZIONI
Per queste descrizioni, ci avvaliamo dell’esperienza e della tecnica dell’azienda “Triveneta Parchetti”:
- Piallatura meccanica a mano: processo di lavorazione del legno eseguito a mano con pialla meccanica al fine di rendere la superficie piallata leggera sfalsata. Una lavorazione eseguita nel rispetto della tradizione che crea irregolarità e originalità nella superficie.
- Piallatura meccanica: una macchina esegue una piallatura “a onda” ad effetto regolare. La superficie che si ottiene si presenta ondulata ma allo stesso tempo morbida e conferisce al parquet un aspetto naturale.
- Spazzolatura: la parte più tenera del legno viene rimossa, mediante passaggio sotto speciali spazzole mettendo in risalto la venatura del legno. La spazzolatura rende il pavimento più resistente agli urti e all’usura.
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Piallatura a mano: è una lavorazione manuale quanto antica nel tempo. La creativa irregolarità con cui ogni singola tavola viene lavorata la rende unica ed irripetibile. La superficie appare dall’aspetto naturalmente vissuto. Per i classici dell’eleganza.
- Decapatura: è una lavorazione che va ad evidenziare l’interno della spazzolatura con colori più chiari o più scuri rispetto alla superficie.
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Seghettatura totale: sulla tavola si eseguono delle incisioni irregolari, che ricordano l’aspetto rustico del taglio con le vecchie seghe.
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Seghettatura laterale: è un’operazione meccanica in cui i segni trasversali effettuati sulla superficie del legno vengono fatti lateralmente e richiamano le incisioni di una sega. Al tatto il seghettato si presenta vellutato e morbido come un tessuto.
- Finto tarlo: per la finitura anticata è prevista la produzione di finti tarli, costituiti da piccoli buchi. Si ottiene un aspetto vissuto tipico dei vecchi pavimenti.
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Termotrattamento: il legno viene “cotto”, cioè trattato a temperature che vanno da 190°C in su, trasformandone la materia. Il legno cambia quindi le sue caratteristiche: è più scuro con varie sfumature, più stabile dimensionalmente, leggermente più fragile ma più resistente alla compressione. Il legno termotrattato si considera tale quando il termotrattamento viene eseguito in tutto lo spessore del legno nobile. In caso di graffi, se confrontato con il parquet colorato, il colore del graffio non si nota.
LE GEOMETRIE DI POSA
Per modello o geometria di posa si intende il disegno che nasce dall’accostamento dei singoli elementi che compongono una pavimentazione in legno. Possiamo avere:
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Tolda di Nave o Cassero Irregolare o a Correre: in questo schema di posa, i singoli elementi, di differenti lunghezze, vengono disposti nel senso della loro lunghezza, in modo che le giunzioni di testa avvengano in posizioni irregolari. La posa avviene collocando gli elementi paralleli alle pareti o in diagonale. Nel primo caso gli elementi vengono preferibilmente disposti perpendicolarmente alla fonte principale di luce, allo scopo di ridurre la vista delle giunzioni di costa tra i singoli elementi. Nel secondo caso gli elementi vengono posati inclinati di 45° o 30° rispetto alle pareti, partendo dalla porta di ingresso andando in direzione del punto di luce principale, o seguendo il camminamento dell’ambiente.
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Cassero regolare: a differenza dello schema precedente, in questo modello di posa gli elementi lignei hanno tutti la stessa lunghezza. La disposizione avviene sempre nel senso della lunghezza, ma le giunzioni di testa avvengono nella mezzeria o comunque in posizione costante rispetto a ciascun elemento costituente la fila precedente.
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Spina di pesce o spina italiana: prevede l’utilizzo di listelli della stessa dimensione, disposti perpendicolarmente con un angolo di 90°, in modo che la testa di uno combaci con il fianco dell’altro. La direzione della posa può essere dritta o diagonale rispetto all’ingresso nella stanza. La posa in diagonale, in particolare, è consigliata per conferire un senso di ampiezza all’ambiente.
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Fascia e bindello: è caratterizzata da tre diverse geometrie di posa. Il perimetro della stanza (fasci) si differenzia dal tappeto centrale, posato con una differente geometria, e si raccorda con esso per mezzo di elementi di parquet che fungono da unione (bindello). Gli elementi lignei possono essere anche di diverse specie legnose per poter creare effetti particolari.
- Spina ungherese e francese: i Parquet a spina ungherese (60°) e francese (45°), differiscono da quello a spina italiana perché i listelli sono tagliati sul lato corto con un’inclinazione di 60° o 45°, posati testa contro testa e spesso completati con la fascia a bindello. Le modalità di posa sono equivalenti a quelle relative alla posa a spina di pesce italiana.
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Posa a mosaico o a disegno: gli elementi sono assemblati in modo da formare un quadrato che costituisce l’unità di posa. Gli stessi quadri possono essere posati all’interno di un sistema con fascia e bindello.
LE TIPOLOGIE DI POSA
Esistono tre modalità di messa in posa del parquet:
- La posa flottante: indicata laddove si ricerchi semplicità applicativa e facilità di rimozione. La posa avviene appoggiando gli elementi al sottofondo, al di sopra di un materassino elastico di pochi millimetri. Le liste incastrate o incollate tra loro solo sui fianchi, realizzano un tappeto di legno galleggiante. Il sottofondo, non essendo solidale al parquet, non offre un contributo attivo in termini di stabilità e provoca riverberi acustici.
- La posa incollata: Il pavimento fa corpo unico con il massetto di cemento. Questa soluzione applicativa favorisce la stabilità dimensionale del legno, con prestazioni migliori in termini di indeformabilità della pavimentazione e della percezione acustica. È anche la soluzione tecnica consigliabile in caso di posa su riscaldamento a pavimento.
- La posa inchiodata: è una tecnica di origine antica: i listoni (di legno massiccio) vengono incastrati tra loro e fissati tramite chiodi a un precedente tavolato oppure a un’orditura di magatelli immersi in un sottofondo appositamente preparato.